RECENSIONE "Re Artù, Ginevra, Coso e la sgualdrina" di Rebecca Quasi

Titolo:  Re Artù, Ginevra, Coso e la sgualdrina
Autore:  Rebecca Quasi
Editore:  Self Publishing
Genere:   Rosa contemporaneo
Prezzo ebook: 0.99
Data pubblicazione: 28 maggio 2017 
Pagine: 265



Vittorio è sposato da vent'anni con Anna, ma da tredici sì e no si rivolgono la parola nonostante continuino a vivere insieme.
È quindi abbastanza singolare che lui perda il lume della ragione quando lei gli comunica che vuole divorziare... e che decida di riconquistarla.
“Aprì l'armadio. Era un po' più vuoto, ma c'era ancora la maggior parte dei suoi vestiti.
C'era l'abito rosso che aveva messo a Natale per la festa dello studio.
Con quello aveva fatto girare la testa a tutti i soci e anche a diversi clienti.
Per una settimana non avevano fatto altro che ripetergli che gran gnocca fosse sua moglie, tutti laureati, eh, mica buzzurri!
E lui a incassare con superficialità, perché quella gran gnocca non la toccava da tredici anni e a momenti nemmeno ci parlava.
E volendo essere proprio puntigliosi, sua moglie non era una gran gnocca, sua moglie era la donna più bella e affascinante che avessero mai visto, quei deficienti trogloditi!... solo che quando si vestiva di rosso poteva indurre un monaco evirato a gettare il saio alle ortiche.
Prese mentalmente nota di evirare il tizio con cui voleva uscire Anna. Il programma era semplice: scoprire chi fosse e castrarlo. A volte la soluzione di enormi problemi è a dir poco elementare.
Si costruì nella mente l'immagine di Anna com'era la sera prima seduta nel suo studio.
I jeans chiari le fasciavano le gambe snelle, la maglietta scollata mostrava quel bel seno che se ne infischiava della forza di gravità, il cardigan grigio si appoggiava appena sulle spalle esili. Aveva sempre avuto una classe fuori dal comune ed era sempre stata di una bellezza abbacinante.
Che Anna fosse così maledettamente bella era stata la sciagura, madre di tutte le sciagure.
[...]
Non riusciva nemmeno a guardarla.
Non la guardava da talmente tanto tempo e improvvisamente sentiva un desiderio spasmodico di imprimersi il suo viso negli occhi, di toccare il suo corpo, di prendere qualcosa da tenere per ricordo. Come faceva lei a essere così fredda?
Quando era diventata così spietata?
- Da quanto tempo ci pensi? - le chiese.
- A cosa? -
- A lasciarmi -
- Non stiamo più insieme da almeno tredici anni -
- Tredici anni un mese e sette giorni – precisò lui. Lei sgranò gli occhi. Era evidente che lui si riferiva all'ultima volta che erano stati a letto insieme. Arrossì.

Eccoci ritrovati cari Lettori e Lettrici per parlare di un altro romanzo: Re Artù, Ginevra, Coso e la sgualdrina di Rebecca Quasi.
Come potete notare il titolo da solo è tutto un programma, preparatevi perché sarà uno spasso.
Vittorio è sposato da molto, è un avvocato di grido, la moglie insegna e la figlia sta per partire per l’università.
Insomma la cosa più normale del mondo per un uomo oltre la quarantina… se non fosse che Anna decide di lasciarlo!

“Lui sembrava interdetto. Sua moglie lo stava lasciando. Non che non ce ne fossero i motivi: non parlavano, non facevano sesso, non litigavano nemmeno più e non andavano in vacanza insieme da quando Chiara era diventata abbastanza grande da andarci da sola. Erano coinquilini. Nemmeno: avevano le chiavi della stessa casa. Ma lui non aveva capito che lei volesse andarsene. Lui comunque non capiva mai un cazzo quando c'era di mezzo sua moglie.”

Era cosciente della situazione in cui fosse il suo matrimonio, ma lui era talmente abituato a questa routine da esserne anche dipendente, non riusciva a farsi una ragione di questa decisione della moglie.
Passa i primi giorni in una sorta di limbo di sopravvivenza, diventa ordinato, non mangia e non dorme, e si accorge sempre più della mancanza di Anna.
Rimuginava sugli anni passati insieme e non riusciva a capire come fossero arrivati a quella situazione, o forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo!

“In un lampo si chiese perché desiderava così spasmodicamente che lei non se ne andasse. Non le sarebbe mancata, non può mancarti una persona con cui non relazioni da tredici anni un mese e sette giorni.”

Sapere poi che Anna intende frequentare un collega, sarà la goccia che farà traboccare il vaso.
È contro ogni logica, ogni ragione, ma lui la rivuole, vuole riconquistarla!

“Non era solo sua moglie, era qualcosa di più primordiale, era la sua donna, non c'erano leggi o convenzioni che potessero modificare quel fatto. Avrebbe potuto divorziare mille volte, ma non sarebbe cambiato niente, perché se hai la sventura di trovare quella che ti si pianta tra le costole, be' quella te la tieni per sempre”

Considerazioni
Inizio con dire che questo romanzo mi ha davvero coinvolta e mi è piaciuto moltissimo!
Mi sono innamorata della normalità della storia, mi sono immedesimata in Anna e ovviamente ho lasciato che Vittorio mi rubasse il cuore.
Mi sono scese le lacrime dalle risate per i dialoghi tra Chiara (figlia di Anna e Vittorio) e Lorenzo. Insomma un piccolo gioiello che parla di noi, ognuno si può sentire chiamato in causa in questo romanzo.

“Perché poi le donne erano così complicate!? - Perché voi donne ragionate in modo così contorto? - domandò un pomeriggio ad Elvira che di contorto non aveva proprio niente e infatti lo guardò con agghiacciato stupore. - La domanda è mal posta– intervenne Monica passando di lì– sarebbe corretto dire: perché voi donne ragionate? - Effettivamente Monica aveva ragione. Ragionare era una prerogativa femminile che lui non capiva e non approvava. - Perché voi donne ragionate? - si corresse, dunque, Vittorio. - E' uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo– gli rispose la sua socia. - Tu sei sicura che sia assolutamente necessario? - - Non saprei dire. È sicuramente interessante, però. Dovresti provare - - Ho provato. Non ci riesco. Dopo un po' penso che mia moglie dovrebbe semplicemente tornare con me perché io non compatisco la mia vita senza di lei e lei ha bisogno di me”

Rebecca Quasi usa uno stile semplice, diretto, immediato che rende il romanzo scorrevole ed efficace. La scelta di usare un linguaggio colloquiale e ironico permette al lettore di non annoiarsi mai.
Ora sono sicura che state leggendo queste mie parole e vi starete chiedendo : “Beh ma il titolo? Che c’entra?”. Molto semplicemente non intendo dirvelo, lascio che lo scopriate da soli e vi troverete a riderne quanto ho riso io.
Non posso fare altro che fare i miei complimenti all’autrice per essere riuscita a rendere speciale un momento che potremmo vivere tutti nella vita. Un inno alla vita di tutti i giorni nel quale gli eroi sono persone che svolgono lavori normali, fanno la spesa e devono cucinare.
Consiglio questo romanzo a chi crede nell’amore e a tutte le Anna che devono “sopportare” un Vittorio per tutta la vita e sono ben liete di farlo
Ho deciso di levare mezzo punto solo per la situazione che genialmente l’autrice mi lascia sospesa tra Chiara Lorenzo ed Elia, non vedo l’ora di trovare le risposte in Endorfine.

“Ci sono voluti vent'anni di ottimi tentativi per mandare all'aria il loro matrimonio, ma non ci sono riusciti. Fallire nel fallimento è il massimo - Elia rise. - Tu non hai idea con quanto impegno quei due abbiano provato e riprovato a mandarsi a quel paese, a disfarsi l'uno dell'altra, ma non c'è stato niente da fare - - Ti auguro lo stesso, Chiara - - Che cosa? Di fallire nel tentativo di fallire? - lei lo stava guardando, adesso lo stava guardando e non era certo una cosa che potesse scivolare via senza conseguenze. - No. Ti auguro di non potercela fare a mandare all'aria una cosa se è quella giusta per te. Che gli eventi non la scalfiscano. Mai.”

Buona Lettura!!



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